A me le regole piacciono. Sono tanto insofferente nei confronti di proibizioni e imposizioni quanto amante e rispettosa delle regole. Sebbene possa apparire contraddittorio, contraddizione non v’è.
Regola, infatti, deriva dal latino “regere“, e porta in sé il concetto di giusto. Non a caso è parola cugina di “regolo”, ossia il righello che serve per tracciare linee perfettamente dritte, là dove la mano umana potrebbe, nella sua umana fallibilità, far andare tutto storto.
Le regole sono, per me, tra i segni più alti di una civiltà: per questo rispetto le regole della strada così come quelle della raccolta differenziata, mi attengo alle regole della grammatica e a quelle dell’educazione, considero sacre le regole di un albergo così come quelle di uno Stato.
C’è stato un periodo in cui ho perfino sentito la tentazione di sposare un ordine religioso: a tal punto mi intrigava l’idea di lasciare che fosse una regola a scandire la mia vita.
Nel mio lavoro cerco di seguire regole precise, sia in termini deontologici sia nell’organizzazione dei flussi e delle scadenze. E non vedo alcuna incompatibilità tra rispetto delle regole e creatività. Anzi. Don DeLillo sarebbe uno scrittore migliore se non rispettasse la sintassi?
Nel mio piccolo, regole ben chiare funzionano da propellente per l’immaginazione, perché ho una base di partenza, un centro di gravità. Le regole per me non sono un recinto all’interno del quale chiudersi, ma il perimetro dal quale partire per l’esplorazione.
Le regole hanno un loro fascino, e possono aprire infinite prospettive, come ben sa chi gioca a scacchi.
Ai miei figli cerco di insegnare il rispetto delle regole, e soprattutto la regola del rispetto.
Certo, anche le regole dovrebbero attenersi ad alcune regole.
Una buona regola è ragionevole, in quanto le regole sono il paradigma della ragione. Una buona regola è condivisa, e dovrebbe esserlo in virtù della propria intrinseca ragionevole ragion d’essere.
Una buona regola è giusta, o è la migliore approssimazione della giustizia.
Per questo non sopporto le regole sbagliate.
Per questo ho orrore di chi vuole imporre regole non basate sulla ragione e la condivisione, ma sulla prevaricazione.
Per questo detesto i furbetti, che credono di essere tali perché infrangono le regole.
Questo post, dunque vuole essere il mio personale monito all’umanità: bisogna che ci diamo tutti una regolata.