OGNI SANTO GIORNO
Arrivi alla rotonda, rallenti, ti fermi per dare la precedenza.
Parte il timer.
Tempo previsto prima che l’automobilista dietro di te inizi a suonare e insultarti: 7 secondi.
Guardi a sinistra, arriva un’utilitaria: velocità stimata 40 km/h. Potresti farcela.
Ma sbuca un suv che sorpassa l’utilitaria: velocità stimata 80 km/h. Troppo rischioso. Aspetti.
Il suv passa, l’utilitaria passa, ma un camion impegna la rotonda. È lento in ripresa, potresti anche farcela.
Intanto sono passati 5 secondi. L’automobilista dietro di te ha già la mano sul clacson. Avverti tutta la sua tensione, il suo desiderio di scavalcarti e schiacciarti come uno scarafaggio. Ancora di più perché sei una donna. Sai cosa sta pensando: che sei un’imbranata, che lui sarebbe già arrivato in tangenziale, a quest’ora.
Sai anche che dietro di lui c’è un altro automobilista irrequieto, e dietro un altro ancora, e ogni auto che si aggiunge aumenta la quota di energie negative che colpiscono distintamente i tuoi sensi.
Sarebbe tanto più semplice se tutti si fermassero per dare correttamente la precedenza!
Ne sei consapevole, ma qui non siamo nel dominio delle formalità, siamo nella giungla del traffico di un qualsiasi giorno feriale.
Non puoi avventurarti in riflessioni, devi gettarti nella mischia.
Premi sull’acceleratore e ti fai avanti.
Sbuca una moto, preceduta dal rombo di un tuono. Impossibile calcolare la velocità. Freni, pregando che l’automobilista dietro di te, per quanto nervoso, fosse a distanza di sicurezza.
Lo era. Tiri un sospiro di sollievo.
Intanto si è creato un ingorgo all’uscita alla tua destra. Le auto sono costrette a fermarsi. Ma non si fermano PRIMA di impegnare la rotonda. Si fermano DENTRO.
In pochi istanti si forma un lungo serpente metallico che taglia obliquamente la strada.
Speri che qualcuno ti lasci uno spiraglio.
L’automobilista dietro di te ha suonato già due volte, con una certa delicatezza. Ora tempesta il clacson con furia.
Avverti la tentazione di scendere e dirgli: “Provaci tu, se sei tanto bravo”.
Non lo fai.
Devi mantenere la lucidità. A breve inizieranno a suonare tutti gli altri.
Vai avanti ancora un poco. Devi costringere le auto a lasciarti spazio, rispondendo con prepotenza alla prepotenza. Costi quel che costi.
Ce l’hai fatta. Sei riuscita a incunearti tra due auto e a fare lo slalom tra un’auto e un Tir. Cerchi di raggiungere la corsia interna, perché devi percorrere tutta la rotonda.
Nuove auto arrivano alla rotonda. Nessuno si ferma per darti la precedenza.
I più cauti rallentano, quelli senza scrupoli accelerano.
Metti la freccia per segnalare la tua intenzione di uscire. Devi spostarti sulla corsia di destra, ma le auto spuntano e sfrecciano come meteore.
È come una coreografia mortale, in cui bisogna calcolare alla perfezione i tempi e i movimenti di tutti e coordinare i tuoi di conseguenza.
Ci sei quasi, stai per uscire.
Un’auto procede nella tua direzione. Ha appena impegnato la rotonda, anche se ha visto benissimo che tu ne stai uscendo.
Non può permettersi di darti la precedenza, perché dietro di lui c’è un automobilista che ha già la mano sul clacson.
Cosa fare? Procedere speditamente, per uscire il più in fretta possibile, con il rischio di una collusione nel caso in cui lui stesse pensando di precederti e tagliarti la strada? Oppure rallentare, lasciarlo passare, con il rischio però di farti tamponare dall’orda dietro di te?
Non hai tempo per pensarci.
Agisci d’istinto. Rallenti per evitare l’urto.
Lui pure rallenta.
Procedete affiancati per un po’, ma tu devi andare a destra, lui a sinistra. È un vero e proprio duello, ma invece delle spada o della pistola c’è il pedale dell’acceleratore che vibra sotto il tuo piede come un animale pronto al balzo.
Nervi tesi, devi capire la psicologia del personaggio. Hai pochi secondi per guardarlo in faccia e decifrare la sua espressione. Chi lascerà il passo?
Alla fine è lui a cedere. Rallenta quel tanto che basta per lasciarti passare.
Ce l’hai fatta.
Anche oggi sei uscita dalla rotonda, incolume.
Hai vinto la tua battaglia quotidiana contro l’insensatezza.
